L’attacco di panico è la forma più acuta e intensa di ansia, una condizione di allarme estrema che compare all’improvviso e in assenza di un pericolo reale. Chi viene colto da un attacco di panico sperimenta diversi sintomi intensi ed incontrollabili, sia di natura fisica (sensazioni somatiche che spaventano per l’intensità e la repentinità con cui si manifestano) che cognitiva (pensieri negativi e catastrofici che accompagnano i sintomi fisici). La sensazione che si prova durante un attacco di panico spaventa a tal punto che la persona rimane traumatizzata e sviluppa la cosiddetta ansia anticipatoria, ovvero la paura constante nella propria vita quotidiana che l’evento si possa ripresentare.

Quali sono i sintomi di un attacco di panico?

I sintomi che una persona può provare durante un attacco di panico sono diversi. Queste reazioni rappresentano una risposta fisiologica normale dell’essere vivente. L’uomo si comporta come gli altri animali che, quando percepiscono un pericolo o una minaccia, attivano un sistema innato di difesa dal pericolo, attraverso il quale ci si prepara all’attacco o alla fuga. Nel caso di un attacco di panico tuttavia il pericolo non è sempre reale, la reazione fisica e cognitiva estrema invece si presenta in risposta a uno stimolo che può essere anche solo percepito come minaccioso pur non essendolo. Al contrario chi soffre frequentemente di attacchi di panico arriva ad esperire questi sintomi fisici anche in situazioni quotidiane di calma e tranquillità.

Donna con sintomi fisici di un attacco di panico a casa

Sintomi fisici

Il sistema nervoso autonomo si attiva improvvisamente, i muscoli vanno in tensione e il respiro accelera, per portare più ossigeno al sangue. Tuttavia l’iperventilazione comporta una sensazione di confusione o vertigine. Anche il battito cardiaco aumenta per favorire l’afflusso di sangue verso i muscoli, così come la sudorazione per raffreddarli. I sintomi fisici che una persona può sperimentare comprendono:

  • Tremori.
  • Sudorazione palmare.
  • Tensione muscolare.
  • Tachicardia.
  • Fame d’aria e sensazione di soffocamento.
  • Dolore o fastidio al petto.
  • Nausea o dolori addominali.
  • Vertigini, sensazioni di instabilità.
  • Brividi o vampate di calore.
  • Parestesie (sensazioni di formicolio).
  • Sensazione di confusione mentale.

Sintomi cognitivi

A causa dei sintomi fisici che la persona prova si innescano una serie di pensieri invasivi e invalidanti. La reazione fisica che caratterizza l’attacco di panico induce infatti a temere e a convincersi che i sintomi si aggraveranno fino ad arrivare a reazione estreme, come ad esempio:

  • Perdere i sensi.
  • Vomitare.
  • Avere qualche malattia grave, come un tumore o un infarto.
  • Perdere il controllo.
  • Di impazzire.

Cosa significa mettere in atto dei comportamenti di evitamento o protettivi?

La persona che ha sofferto di attacchi di panico, per non rivivere la sua esperienza traumatica, tende ad evitare due tipi di situazioni: quelle in cui ci potrebbe essere un’intensa attivazione fisiologica e quelle in cui potrebbe essere difficile ricevere aiuto. Quindi coloro che temono l’attivazione fisiologica, ovvero sensazioni come l’accelerazione del battito cardiaco, il senso di mancanza del respiro, il giramento di testa, ecc. tenderanno a regolarizzare i ritmi di vita, a sospendere l’attività sportiva, nonché l’utilizzo di alcol, caffè, fumo, ecc. Essi metteranno in atto una serie di comportamenti rassicuranti del proprio stato di salute:

  • Controllano continuamente il battito cardiaco e la pressione.
  • Controllano la respirazione.
  • Si toccano la gola.
  • Controllano la vista ecc.

Coloro che invece temono le situazioni nelle quali credono di non poter ricevere aiuto nel caso di un attacco o nelle quali hanno già sperimentato il panico, tenderanno ad evitarle. Non prenderanno i mezzi pubblici, non frequenteranno luoghi troppo aperti o sperduti o al contrario troppo stretti senza via di fuga, ecc.. In alternativa affronteranno queste situazioni solo in compagnia di qualcuno.

Questi comportamenti rassicuranti ed evitanti hanno tuttavia come conseguenza l‘aumentare il rischio dell’attacco di panico stesso, poiché nel momento in cui si cerca un rifugio costante non si fa che aumentare la paura delle situazioni difficili. Maggiore il senso di paura, più facile sarà raggiungere la suggestione che porta ad un attacco di panico. Le persone che soffrono frequentemente di attacchi di panico infatti tendono generalmente a rinforzarli mettendo in atto dei comportamenti finalizzati a mantenere una sensazione di sicurezza, definiti protettivi. Esempi di comportamenti di questo tipo sono:

  • Uscire di casa solo se si ha acqua, fazzoletti, o farmaci ansiolitici.
  • Muoversi solo in zone dove sono presenti strutture mediche.
  • Allontanarsi da casa solo se accompagnati.
Donna con sintomi fisici di un attacco di panico in ufficio

A che età si manifesta il primo attacco di panico e che decorso ha?

L’età di esordio in cui tale disturbo si manifesta per la prima volta cambia da soggetto a soggetto e dipende da una serie di fattori. Tuttavia come tendenza generale gli attacchi d’ansia possono iniziare a manifestarsi in un periodo compreso tra la tarda adolescenza e i 35 anni. In questa fascia di età la persona si responsabilizza e diviene più indipendente, acquisisce un maggior carico di responsabilità personali e sociali ed è quindi più esposta al rischio di percepire un’ “assenza di protezione”.

In assenza di trattamento il decorso è variabile. Nei casi in cui si sono manifestati sporadicamente durante l’adolescenza, gli attacchi di panico tendono a scomparire in età adulta. Tuttavia nel 30% dei casi si assiste ad un andamento fasico del disturbo, con periodi di remissioni asintomatici alternati a periodi di riacutizzazione, dove ricompaiono l’ansia anticipatoria e la ricerca di rassicurazioni. L’evoluzione più tipica del disturbo è rappresentata dall’instaurarsi di condotte stabili di evitamento agorafobiche che diventano invalidanti.

Quale terapia esiste per uscire dal disturbo di panico?

Difficilmente un disturbo di panico si risolve spontaneamente: è importante riuscire a prendere consapevolezza di avere un problema e chiedere aiuto il prima possibile ad un professionista per trovare la strategia terapeutica più efficace. Riconoscere di avere un problema e chiedere aiuto è infatti fondamentale per evitare il cronicizzarsi della condizione.

La psicoterapia

L’approccio più accreditato è quello cognitivo-comportamentale. È un trattamento evidence-based, ovvero la cui efficacia è dimostrata scientificamente. È una terapia relativamente breve, che permette al paziente di comprendere il senso e l’utilità degli interventi e delle strategie proposte e gli permette di monitorare i progressi in base a dei criteri di riferimento ben definiti.

La terapia basata sulla mindfulness

La Mindfulness è un approccio di nuova generazione che si è rilevata molto utile nell’incrementare l’efficacia della psicoterapia nel trattamento di vari disturbi tra cui gli attacchi di panico, per i quali inoltre riduce il rischio di ricaduta. Tramite la pratica di questo tipo di meditazione è possibile allenare l’attenzione e aumentare la consapevolezza del momento presente. Nonostante la nostra mente tenda a vagare e a distrarsi continuamente, il soggetto è invitato ad accorgersi di quando ciò accade, a riconoscere cosa lo distrae (un pensiero, una emozione negativa, ecc.) al fine di riportare l’attenzione sull’oggetto di meditazione, per esempio il respiro. Riconoscere i propri pensieri negativi, imparare a stare con la propria ansia anziché temerla ed evitarla e rimanere in contatto con il presente permetterà di ridurre i processi disfunzionali come il rimuginio e di contenere i comportamenti di evitamento e le strategie di protezione che alimentano il disturbo di panico.

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