Cos’è il travaglio?

Il momento del travaglio rappresenta la fase finale della gravidanza e l’inizio delle trasformazioni dell’utero che si concluderanno con la nascita del bambino. Il travaglio si può suddividere in quattro fasi:

  • La prima è definita fase prodromica, durante la quale si verificano delle trasformazioni del collo dell’utero, che comincia ad assottigliarsi, ad accorciarsi e a dilatarsi fino a 4 centimetri.
  • La seconda fase, definita dilatante o primo stadio, nella quale la dilatazione progredisce dai 4 fino ai 10 centimetri necessari per il parto.
  • La terza fase, definita fase espulsiva o secondo stadio, è il momento della nascita, in cui la futura mamma si deve impegnare nella respirazione e nelle spinte per aiutare il bambino a nascere.
  • Infine la quarta fase, definita di secondamento, corrisponde all’espulsione della placenta.

Come riconosco la fase prodromica? Come capisco che si avvicina il parto?

Nelle ultime settimane che precedono l’inizio del travaglio si cominciano a sentire delle contrazioni uterine, di solito non dolorose. La futura mamma se ne accorge perché sente l’addome indurirsi. Queste contrazioni possono durare fino a 15 minuti. Il bambino in questa fase si può posizionare con la testa presso il canale del parto. Questo posizionamento può indurre delle contrazioni abbastanza forti.

Le prime contrazioni indolori sono chiamate contrazioni di Braxton Hicks. Prendono il nome dal ginecologo inglese che le ha descritte per primo. Egli capì che queste contrazioni indolori nel periodo finale della gravidanza erano destinate a preparare l’utero alle contrazioni più forti, necessarie per l’espulsione del bambino attraverso il canale del parto. Inoltre le contrazioni di Braxton Hicks sono funzionali a far affluire una maggiore quantità di sangue alla placenta.

Cosa fare quando si avvertono le prime contrazioni?

Le contrazioni di Braxton Hicks si differenziano da quelle del travaglio vero e proprio perché sono irregolari, hanno una bassa frequenza (non più di un paio l’ora) e si attenuano progressivamente. Al contrario quelle che annunciano l’inizio del travaglio cominciano piano e aumentano di intensità e frequenza.

Esiste una differenza soggettiva nella percezione delle prime contrazioni di preparazione dell’utero. Alcune donne possono anche non accorgersene, altre invece possono avvertirle con più forza e viverle in modo più fastidioso. In questi casi possono dimostrarsi molto utili le tecniche di rilassamento e respirazione apprese durante un corso di preparazione al parto. In alternativa può essere di beneficio anche ricevere un massaggio alla schiera dal proprio partner, muoversi, camminare o fare un bagno caldo.

La perdita del tappo indica l’imminenza del parto?

Durante la fase prodromica il collo dell’utero comincia a modificarsi; si ammorbidisce, si accorcia e si dilata. Questi cambiamenti possono agire su quello che viene definito tappo mucoso, una protezione che impedisce ai batteri di proliferare dalla vagina all’utero. Quando il collo dell’utero comincia a modificarsi il tappo viene espulso sotto forma di una sostanza biancastra e vischiosa, spesso striata di sangue poiché il muco aderisce al collo dell’utero per mezzo di piccoli vasi sanguigni e capillari. Spesso le donne primipare interpretano l’espulsione del tappo come segno di parto imminente. In realtà l’espulsione può avvenire anche molti giorni prima del parto. In ogni caso la perdita del tappo è un segnale che la gravidanza sta terminando e che ci avviciniamo al momento del parto.

Giovane madre ha le prime contrazione da parto

Fase dilatante: come cambiano le contrazioni?

Durante la fase dilatante la testa del bambino scende progressivamente verso il canale del parto, compiendo contemporaneamente una lenta rotazione. La testa preme sulla cervice inducendo e facilitando la dilatazione. Nelle ventiquattro ore che precedono il parto, il pre-travaglio può essere caratterizzato da leggere contrazioni che arrivano e scompaiono periodicamente.

Tempi delle contrazioni durante il travaglio attivo

Il travaglio attivo inizia con contrazioni regolari della durata di 20-30 secondi con una frequenza di 20-30 minuti. Quando la cervice si dilata, la frequenza si riduce a 15 minuti (con una durata delle contrazioni di 30-35 secondi). Progressivamente le contrazioni continueranno ad aumentare di frequenza e durata, verificandosi circa ogni dieci, cinque e tre minuti. Quando infine la cervice è quasi completamente aperta, le contrazioni hanno una durata di 60-90 secondi e si verificano a intervalli di circa un minuto.
La fase dilatante varia da persona a persona e non esiste un ritmo contrazione-pausa uguale per tutte. Tuttavia qualunque sia il ritmo del travaglio in corso, le contrazioni diventano progressivamente più forti e ravvicinate a mano a mano che la cervice si dilata da 0 a 10 centimetri. Il periodo del travaglio può durare mezz’ora come uno o due giorni. Per una primipara la durata media è di 8-16 ore.

Cosa fare quando cominciano le contrazioni della fase dilatante?

Un consiglio che do sempre è assumere una posizione verticale o inclinata in avanti. Con le contrazioni infatti l’utero si protende in avanti e lavora quindi al massimo dell’efficienza e con il minimo di resistenza se si assume una posizione verticale per sfruttare la forza di gravità. Anche per questa fase è possibile utilizzare tecniche apprese tramite esercizi mirati per ridurre il dolore. Questi possono comprendere ad esempio tecniche per apprendere a concentrarsi sul respiro e in particolare sull’espirare emettendo dei suoni. Per alcune donne può essere infatti di grande conforto emettere dei suoni o perfino cantare, poiché stimola la secrezione di ormoni che agiscono come antidolorifici naturali e aiutano la concentrazione. Altri esercizi utili in questa fase consistono nel muovere ritmicamente il bacino durante le contrazioni, avanti e indietro, facendolo roteare da un fianco all’altro. Questo genere di movimenti infatti facilitano la discesa del bambino e alleviano il dolore.

Fase espulsiva: conclusione del periodo dilatante

Nella fase espulsiva le contrazioni si susseguono sempre più rapide e ravvicinate, sono più intense e hanno intervalli molto brevi. La dilatazione della cervice avrà raggiunto gli 8-9 centimetri, con l’ultimo centimetro che può richiedere ancora tanto tempo. In questa fase si può osservare quello che viene chiamato “bordo anteriore”, ovvero il margine frontale della cervice che deve ancora spostarsi per aprire completamente il passaggio e permettere di iniziare a spingere per partorire.
Questa è la fase più difficile. L’utero è dilatato, può comparire tremore, sudorazione e una sensazione di confusione, ma significa che il parto è quasi giunto al termine. Il bambino scende ancora di più nel canale pelvico, l’utero si ritira attorno alla sua testa lasciandogli così la possibilità di venire al mondo. Le sensazioni nel momento della fuoriuscita della testa sono molto intense, sono un mix di dolore ed estasi. Nel momento in cui la testa sta per uscire ed i tessuti perineali sono tesi al massimo, la partoriente sentirà un forte bruciore e una forte tensione. Si possono avvertire contrazioni in tutto il corpo. Appena la testa sarà fuori si avrà infine una sensazione di sollievo.

Cosa fare durante il periodo espulsivo?

È importante seguire l’istinto e provare le posizioni che si percepiscono come più congeniali. Anche in questo caso un corso di preparazione può aiutare a raggiungere uno stato di rilassamento e a trovare la posizione più comoda. Ad esempio accovacciarsi durante le contrazioni o nelle pause può aiutare a fare più spazio al bambino e a facilitare l’apertura della cervice.

Durante questa fase l’ostetrica verificherà se la dilatazione è completa: se la cervice non è più percepibile al tatto sarà possibile cominciare a spingere. Per farlo è necessario aspettare che il bordo anteriore non sia più davanti alla testa del bambino. Quindi anche se si sente l’impulso a spingere, è preferibile aspettare finché la cervice non sia completamente scomparsa.

Il periodo espulsivo si conclude con la nascita del bambino. È importante non irrigidirsi nel momento dell’espulsione. La rigidità potrebbe opporsi alle contrazioni e aumentare il dolore. È preferibile invece lasciarsi andare, rilassare il pavimento pelvico e fare uscire liberamente i suoni e il fiato mentre il bambino scivola fuori.

Giovane madre abbraccia un bambino appena nato

Quarta fase: il secondamento

Una volta nato il desiderio di prendere il bambino tra le braccia sarà spontaneo per la madre. Per lei sarà un momento emozionante in cui, anche grazie alla secrezione di alcuni ormoni, tutta la fatica e il dolore vissuto lasciano il posto a sensazioni di felicità e serenità.

In questa fase la placenta si stacca dalla parete uterina. La suzione del bambino stimola l’espulsione della placenta e anche per questo motivo è importante attaccare subito il bambino al seno. Il cordone ombelicale verrà staccato quando smetterà di pulsare e il bambino comincerà a respirare con i suoi polmoni.

Conclusioni

Essere consapevoli delle fasi che abbiamo descritto, imparando le diverse posizioni che si possono assumere durante ciascuna di esse, a respirare con il diaframma e a rilassarsi accogliendo le contrazioni senza irrigidirsi, è di grande aiuto nella gestione dell’ansia, della paura e e del dolore causato dalle contrazioni durante tutto il travaglio e permette di arrivare serenamente fino alla nascita del bambino.

Dottoressa Laura Sordi

Dott.ssa Laura Sordi

Psicologa Clinica - Ordine degli Psicologi del Lazio

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Specializzata nel metodo RAT, da anni aiuto donne in gravidanza a prepararsi all'esperienza del parto. Svolgo corsi di preparazione al parto individuali e di gruppo, a Roma e online.

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