In questo articolo vi vorrei proporre un tema che mi capita spesso di affrontare con i miei pazienti: il significato dei sogni. Spesso mi vengono rivolte domande sul significato di simboli o eventi sognati. Mi è stato ad esempio chiesto: “Ho sognato di prendere un aereo e di cadere, cosa vuol dire? Ho sognato di camminare in mezzo ad una folla che non mi vedeva, che significa?” E così via. Trovo che spesso questo genere di domande sia mal posta in partenza, poiché presuppongono l’esistenza di un significato simbolico universale legato alla singola immagine. La psicologia della Gestalt afferma al contrario che l’interpretazione del sogno non può essere separata da complesse dinamiche legate al vissuto individuale. È per questo motivo che il significato di un sogno non potrà mai essere lo stesso per persone diverse. Nella mia esperienza come terapista ho avuto modo di approfondire il valore di questa nuova prospettiva sull’interpretazione del sogno, comprendendo con il tempo la sua radicale differenza rispetto al metodo tradizionale e i suoi benefici nell’analisi.
Il sogno per Freud
Secondo Freud il sogno è la soddisfazione di un desiderio. L’interpretazione dei sogni è processo tramite il quale sveliamo i significati celati dietro ai simboli onirici, vale a dire distinguiamo il contenuto manifesto da quello latente. Questa distinzione, secondo Freud, dipende dal fenomeno della deformazione del sogno, ovvero da un’azione di censura della nostra mente. La deformazione si verifica quando la nostra mente maschera il desiderio espresso nel sogno perché non accettabile da una parte di noi. L’incapacità di raccontare o ricordare un sogno da svegli è il risultato di questo processo di censura. Possiamo presumere che, nel singolo individuo, i sogni ricevano forma dall’azione di due forze psichiche: una costruisce il desiderio espresso nel sogno, l’altra esercita una censura su di esso provocando una deformazione nella sua espressione. I pensieri latenti arrivano alla coscienza tramite il filtro del contenuto manifesto del sogno.
Teoria della Gestalt
La teoria della Gestalt interpreta il fenomeno del sogno in termini differenti rispetto a Freud. La Gestalt propone un approccio fenomenologico che si fonda sull’esperienza. Fritz Perls, psicoterapeuta e fondatore della Gestalt, definisce la terapia gestaltica un approccio esistenziale. La percezione e il vissuto vengono considerati come un’unità che non può essere frammentata; ogni elemento dell’esperienza infatti si integra in una forma che, in quanto totalità, è diversa dalla somma delle sue parti.
Nel momento in cui qualsiasi percezione di un oggetto o di un fenomeno esterno non è scindibile dal vissuto soggettivo dell’individuo, allora anche nel sogno non possiamo distinguere un oggetto da interpretare dal vissuto del sognatore stesso. Possiamo quindi considerare i sogni come un’esperienza unica, completa nella sua forma, che acquista un senso all’interno dell’intera dinamica di vita della singola persona. Il sogno viene considerato dalla Gestalt come «l’espressione più spontanea dell’esistenza dell’essere umano» (Perls F., “La terapia gestaltica parola per parola”, Astrolabio, Roma, 1980, pag. 76) e in quanto tale è in relazione con la vita intera del sognatore. Oliviero Rossi, Psicoterapeuta della Gestalt, scrive:
«L’ambiente onirico diventa una mappa attiva che raffigura e rende operanti le emozioni e i vissuti del sognatore, dando vita alla rappresentazione delle sue dinamiche intrapsichiche e relazionali. Nel sogno, quindi, l’interazione dinamica degli elementi nei quali è parcellizzata la rappresentazione dell’esistenza, genera la figura d’insieme che riproduce il sognatore nel suo flusso di condotta.
(Rossi O., “Teatro del sogno come flusso della condotta“, 1997)
Questa considerazione è euristicamente importante nella modalità gestaltica di lavoro sul sogno in quanto amplia le possibilità terapeutiche offerte dal recupero della proiezione mostrandone le potenzialità di ristrutturazione della condotta».
Per spiegare la particolarità dell’approccio gestaltico all’interpretazione dei sogni, vorrei riportare la sintesi di un incontro seminariale dedicato al tema “il Teatro del Sogno”, condotto dal Dott. Oliviero e dal Prof. Ruggieri (cattedra di psicofisiologia clinica- Università La Sapienza di Roma). Dall’esperienza dell’incontro è nato un articolo in seguito pubblicato sulla “Piccola Enciclopedia delle Artiterapie” (a cura di Rolando Renzoni, Casa Editrice Bibliosofica, Roma, 2010).
Seminario “Il Teatro del Sogno”
“Vi è mai capitato di cercare di ricordare cosa avete sognato per poi raccontarlo a qualcuno?” È ponendo questa domanda che il Dr. Oliviero Rossi, psicoterapeuta di formazione gestaltica, introduce il tema del seminario. Spiega la differenza tra l’ “evento” ed il “racconto” del sogno affermando che, andando oltre l’interpretazione freudiana, possiamo guardare al sogno come una rappresentazione teatrale. Al suo interno le emozioni, le paure e le dinamiche del sognatore diventano attori della scena.
Sognare e raccontare un sogno sono due processi diversi
La narrazione di un sogno tende molto spesso a trasfigurare ciò che realmente si è sognato.
“Ciò che avviene è un’operazione di ricordo: il sogno affiora, irrompe e irrompono i frammenti. Questi si organizzano in un racconto secondo un quadro di riferimento personale, il mio sistema di credenze, il mio copione di vita, le mie aspettative, desideri, oppure le mie paure, i miei incubi. Comunque io strutturo il mio racconto del sogno in modo che abbia un significato, un senso, che sia narrabile a me stesso”.
Dr. Oliviero Rossi
Questo processo di modificazione è ancora più evidente quando il sogno viene raccontato a qualcun altro. L’ambiente in cui mi trovo quando racconto e la persona alla quale mi rivolgo influenzano il narratore-autore del sogno. Gradualmente, durante il racconto stesso, si continuano a costruire delle stratificazioni narrative su una trama che diventa sempre più rigida e definita. Il risultato è una cristallizzazione del sogno.
Narrazione e teatralità del sogno
Il racconto del sogno non è solo verbale, ma si accompagna ad un racconto corporeo. Si distinguono quindi due livelli di narrazione o canali di relazione, verbale-narrativo e corporeo-narrativo, che possono essere discrepanti tra loro. La doppia narrazione, corporea e verbale al contempo, ci ricorda per certi aspetti il rapporto esistente tra una sceneggiature teatrale e la sua messa in atto attraverso la fisicità degli attori.
Esperienza onirica per la Gestalt
La Gestalt ritiene che nell’immagine onirica sia rappresentata tutta l’esistenza dell’individuo. Questo avviene perché ogni elemento del sogno viene caricato di significato personale attraverso il meccanismo della proiezione. Tutto ciò che è presente o assente dall’immagine onirica o dal suo percorso narrativo ha un significato personale per il sognatore, che vi ha proiettato tutti i suoi percorsi emotivi e le alternative di risoluzione per lui disponibili al momento. È in questo orizzonte teorico quindi che si concepisce l’esperienza onirica. Ogni elemento costituisce una parte di noi o un’espressione dei nostri bisogni: per questo che si parla di teatro del sogno.
Dimostrazioni pratiche
Dopo aver introdotto il tema, Il Dott. Rossi passa poi a una dimostrazione pratica, chiamando un volontario a riferire un suo sogno ricorrente. Alla fine della narrazione, il volontario viene invitato a ripetere il racconto con un piccolo artificio: cercare di raccontare il sogno in prima persona ed usando il tempo presente. L’operazione di presentificazione rende più reale il vissuto del sogno che sta avvenendo hic et nunc. L’artificio verbale di raccontare con il tempo presente ospita e veicola le emozioni che si stanno provando. Infatti in aula noi osservatori ci rendiamo conto di come il vissuto del sogno sia cambiato. Compaiono dei particolari descrittivi dell’ambiente, come ad esempio la situazione metereologica. Scompare il sorriso che aveva caratterizzato il racconto la prima volta, mentre la testa accenna a scuotersi in segno di negazione. Il vissuto emotivo cambia in funzione del tempo presente o passato con cui viene raccontato il sogno. La vicinanza all’evento, veicolata dall’uso del tempo presente, implica una risposta emotiva più forte.
Conclusioni
Alla fine dell’incontro il Prof. Ruggieri spiega la differenza tra l’interpretazione freudiana dei sogni e quella proposta dalla teoria della Gestalt. Mentre la tecnica psicoanalitica è orientata verso un’interpretazione cognitiva del sogno, svelando ciò che si nasconde nell’inconscio dietro la fenomenologia simbolica, l’approccio gestaltico considera le singole immagini e componenti del sogno come proiezioni di parti di se. Il lavoro psicologico consiste quindi nello sviluppare, attraverso una messa in scena teatrale, tali frammenti dell’Io, incompleti e parziali.
Riferimenti bibliografici
Perls F., “La terapia gestaltica parola per parola”, Astrolabio, Roma, 1980
Rossi O., “Teatro del sogno come flusso della condotta”, 1997
Sordi L. “Il teatro del sogno “Piccola Enciclopedia delle Artiterapie”, Bibliosofca Editore, 2010